Riflessioni su Tsunshan — Saggi di critica d'arte
Il tema della liberazione nell'opera di Tsunshan si concentra sullo spostamento della coscienza per esplorare l'interazione degli opposti all'interno di una realtà più ampia che li trascende. I suoi dipinti mirano a catturare la profondità emotiva senza che questa domini l'immagine. Tsunshan combina sentimenti personali con le trame naturali dei suoi materiali e cerca di armonizzare elementi opposti. Ciò è evidente nel suo uso di colori sgocciolanti, effetti acquatici e attente combinazioni cromatiche o elementi simbolici. Le sue composizioni si allontanano dalla pianificazione consapevole verso una disposizione più naturale degli elementi. Riflettono una calma rappresentazione del suo mondo interiore, fondendo significati profondi con una consapevolezza delle influenze culturali. Attraverso la sua arte, Tsunshan esplora come verità personali e simboli culturali si uniscono. La sua tecnica, in particolare l'uso di acqua e olio, fonde simbolicamente diversi aspetti della vita e idee culturali, illustrando la complessità della realtà.
Claudia Ricci, Critica d'Arte e Curatrice, 1985 Italia
Improvvisamente tutto è molto silenzioso: dopo la tempesta di luci segue un'oscurità della notte quasi indisturbata — uno spettacolo affascinante tra lampeggiare e spegnersi, nascere e svanire. Tsunshan non rappresenta questo cambiamento come un passaggio estremo, ma in sfumature. Si scopre subito l'influenza orientale nelle strutture informali di Tsunshan: una disposizione cromatica fluttuante e leggera, che il pittore combina con elementi dell'arte astratta occidentale. Tuttavia, non si tratta di una sintesi calcolata, ma di una fusione spontanea delle diverse influenze culturali.
L'arte di Tsunshan si distingue tuttavia dall'Action Painting puro: è meditativamente frenata, come se Pollock fosse moderato da Cy Twombly. L'artista crea una sintesi, per lui tipica, tra l'azione pittorica fisica e la sua strutturazione concettuale — avvicinandosi così anche all'unità buddista di corpo e mente.
Kai Hoffmann, Critico d'Arte, 1990 Germania
L'arte di Tsunshan — la ricerca è più di un percorso che di una via che conduce a un obiettivo specifico, poiché questa esperienza estetica non può mai essere considerata completa. Solo il costante interrogarsi può espandere la nostra conoscenza. Questa prospettiva cambia le interpretazioni di un dipinto da una all'altra e persino all'interno dello stesso lavoro. Una osservazione più lunga diversifica i significati e colloca l'interpretazione su un livello intermedio, che non è né troppo profondo né troppo superficiale, ma si trova nel mezzo, al confine dove le culture si incontrano e dove non c'è senso di attaccamento.
Giacinto Di Pietrantonio, Critico d'Arte e Curatore, 1987 Italia
L'intenso impatto delle tonalità nei dipinti di Tsunshan nasce dai campi di tensione tra le tradizioni culturali e pittoriche orientali e occidentali. Soprattutto, si può osservare una dissoluzione della vera distinzione tra figure e sfondo, come nella pittura più astratta dell'Occidente. Un simbolo importante, soprattutto nelle opere più antiche dell'artista, è un quadrato dorato, che qui rappresenta la vita e la morte in un'unica entità. Il colore dorato assume una posizione di rilievo e viene considerato un segno di forza.
Nei dipinti, i diversi poli dell'esistenza, vita e morte, solido e liquido, leggerezza e pesantezza, luce e ombra si incontrano. Queste unità contrastanti si alternano come movimento di base: esplosioni di colore, semplici pennellate spesse, pittura diluita o concentrata – spruzzata o sgocciolata – e linee sottili e fluide. La tecnica pittorica di Tsunshan è una tecnica mista di olio e acrilico, in cui i colori possono essere “lavati” a piacimento con la pressione di un getto d'acqua. Per i dipinti vengono utilizzate tele di cotone non preparate o ispessite con vernice bianca dall'artista.
Cornelia Griesser-Bertram, Critica d'Arte, 1990 Svizzera
Quello che colpisce in Tsunshan è la sua pittura unica, che si distingue dalle tendenze artistiche internazionali. Questo deriva dalla sua determinazione e dalle sue risorse interiori, nonostante la sua natura mite. L'autonomia del suo lavoro ha una qualità marmorea. Termini critici occidentali come Tachismus o pittura d'azione sono superflui e fuorvianti. Il suo lavoro mostra caratteristiche culturali orientali e elementi della tradizione pittorica cinese.
Tsunshan sfuma il confine tra figura e sfondo e sottolinea l'interazione tra pienezza e vuoto, luce e ombra. Questo continuo dinamico connette l'uomo e il mondo. La sua preparazione concentrata porta a un'espressione istintiva, automatica e cattura spesso impressioni fugaci dell'uomo e dell'universo. I suoi pennellate sono diversi ed espressivi e producono effetti unici in ogni quadro.
L'opera di Tsunshan unisce natura e artificialità, Est e Ovest, e riflette il paradosso di Hong Kong, dove antiche tradizioni incontrano l'alta tecnologia.
Giulio Ciavoliello, Critico d'Arte, 1985 Italia
Tsunshan tiene a far notare che i suoi dipinti — in cui pennellate, macchie, sgocciolature di colore si sovrappongono creando a volte l‘illusione di profondità — sono senza titolo perché non intendono trasmettere alcun messaggio: l‘artista si pone davanti alla tela bianca e lascia che il dipinto nasca, senza porsi alcun obiettivo prestabilito.
Se questo modo di lavorare richiama alla mente le concezioni (e, per certi versi, gli esiti formali) dell‘espressionismo astratto e dell‘informale gestuale, traspare attraverso di esso un atteggiamento che rifugge dalle speculazioni verbali e si affida al fare concreto, ed è peculiare del pensiero orientale tra taoismo e zen. Conta unicamente quel che si vede, e quel che se ne può trarre (o non trarre: Tsunshan non esclude l‘indifferenza dalle possibilità di fruizione) è affidato interamente alla sensibilità personale.
Jacopo Benci, Critico d'Arte, 1987 Italia
“Innumerevoli volte mi è stato chiesto il significato, il messaggio delle mie immagini. Ogni volta la mia risposta è sotto l'immagine: senza titolo”, spiega Tsunshan. “Lascio a ognuno trovare il proprio modo di guardare le mie immagini, di (ri-)sentire le mie opere. Forse sto percorrendo una strada solitaria, ma so che è la mia strada.”
Quindi, nulla per gli amanti dell'arte che cercano l'effetto e la dichiarazione aperta in un'immagine è l'arte del cinese Tsunshan. Sebbene utilizzi consapevolmente la potenza dei colori dominanti e forti (grigio, rosso, blu, bianco) su piccoli formati, le caratteristiche più evidenti delle sue opere sono quei misteriosi segni lineari, che lasciano intuire le origini dei caratteri cinesi. Le sue superfici colorate hanno vita propria, mostrano un tratto distintivo, diffondendo il loro fuoco di colore in modo semplice e tranquillo.
Tsunshan sembra voler opporre la forma, la forma primordiale, all'agitazione. Davanti alle sue delicate tavole colorate, le opinioni si dividono: chi può sentire, senta. In questi dipinti senza titolo c'è un'aura che va oltre il puro estetico, avvicinandosi alla frase taoista cinese: “Il Tao, se può essere espresso, non è l'eterno Tao. Il suo nome, se può essere nominato, non è il nome eterno. Quello senza nome è l'origine del cielo e della terra…”
Tsunshan conferma anche lo stile cinese del pennello, una preoccupazione condivisa anche dal Maestro Li-ChuSen (a Formosa), la sintesi delle tradizioni pittoriche cinesi con mezzi espressivi occidentali, o come nel caso di Kumi Sugai. Nei lavori di Tsunshan si trovano ripetutamente elementi culturali dell'Est asiatico, che però si uniscono in una dimensione completamente contemporanea. “Cerco anche di incorporare simboli come fuoco, acqua, terra, aria nei miei dipinti”, dice Tsunshan, il cui arte parla del cosmo e dell'energia creativa.
Jacqueline Trachsel, Critica d'Arte, 1991 Svizzera
I dipinti traggono il loro effetto dai campi di tensione tra opposti, dalle tradizioni culturali e pittoriche occidentali ed orientali, dal simbolo del cambiamento tra Yin e Yang. Ma anche senza conoscere il “Tao”, il principio universale delle cose, l'immutabile legge della realtà secondo gli antichi saggi cinesi, l'osservatore avverte i simboli della vita nelle esplosioni di nubi di colore e ritrova un ordine spirituale dietro la forma senza forma.
Tsunshan lavora con inchiostro, olio e tempera, spesso utilizzando una tecnica mista. Contrastando campi di colore trasparenti e tonali con ampi colpi di rosso intenso o nero applicati con un pennello largo. I quadri sono senza titolo, consentendo diverse interpretazioni, il che aggiunge un fascino aggiuntivo alle opere. Su uno sfondo blu scuro, si elevano delicate nuvole grigie con sfumature rosa. Punti dorati di tutte le dimensioni si legano in catene di stelle, soli brillano — l'universo manifesta il suo ordine dal caos. Forse il prossimo osservatore vede un'esplosione di emozioni, un'esperienza notturna o un sogno nel dipinto? Spesso compare nei quadri il quadrato dorato, simbolo della morte nella tradizione cinese. Per l'artista, morte e vita sono intrecciate.
Helga Rölke, Critico d'Arte, 1989 Svizzera
“Innumerevoli volte mi è stato chiesto il senso e il messaggio delle mie opere; ogni volta la mia risposta è sotto l'immagine: Senza Titolo”, spiega Tsunshan. I critici descrivono la sua arte come un “universo suggestivo”, come “arte che parla del cosmo e dell'idea della creazione”, come “visioni di sensibilità”. La storica dell'arte Hinterthür scrive sul tema della “Moderna Arte Cinese da Hong Kong”: “È una sintesi riuscita tra la filosofia orientale meditativa e il materialismo espressionista occidentale.” La chiave per comprendere l'opera di Tsunshan è soprattutto il “non-esistente” titolo delle sue opere: Senza Titolo. Nel Tao cinese infatti si afferma: “Il Tao, se può essere espresso, non è l'eterno Tao. Il suo nome, se può essere nominato, non è il nome eterno. Quello senza nome è l'origine del cielo e della terra.”
Paolo Bianchi, Critico d'Arte, 1989 Svizzera
Tsunshan sa che solo chi si perde può salvarsi; i suoi dipinti fanno sì che lo spettatore si perda in un universo suggestivo, permettendo di sperimentare gli spazi estetici nei suoi magici ambienti strutturati.
Francesca Alfano Miglietti, Critica d'Arte, 1985 Italia
La macchina scenica di Tsunshan si configura come uno strano mescolarsi di tradizione orientale e sperimentalismo occidentale, comportando una serie di fughe di carattere simbolico, che sono date dalle naturali incoerenze che si vengono a creare. Incoerenze di carattere essenzialmente mentale, di vera e propria psicologia dell’arte, una psicologia autonoma ma non indipendente da quella dell’artista che si arrovella nella gestazione di informe armonico furore.
Francesco Gallo, Critico d'Arte, 1988 Italia
L’artista percorre il proprio spazio attraverso una tecnica lenta e paziente che lascia sedimentare il nucleo del proprio processo creativo nella mente e nello strutturarsi semantico dell’opera, mantenendo allo stesso tempo intatta tutta la vitalità espressiva del gesto nel raccogliersi e rapprendersi dei segni sulla tela. Se da un lato l’opera è accattivante perché chiusa in un proprio estetismo riconducibile all’etica e alla tradizione orientale, dall’altro è impregnata di una passionalità sensuale, filtrata però da una purezza cristallina dei valori cromatici.
Tsunshan riesce infatti a far propri, attraverso il vaglio degli stati d’animo (i sentimenti), la contemplazione estatica della natura e dell’uomo, tipici dell’antica pittura cinese, con l’acquisizione occidentale dell’identificazione dei valori simbolici e formali del segno. Calligrafia e pittura sono nell’estetica orientale indissolubilmente legate.
Non assistiamo qui all’osmosi e al reciproco incrociarsi di culture che tanto hanno ispirato gli artisti di questo secolo (si pensi, ad esempio, al tachisme di Estienne, all’action painting americano o, per fare un passo più indietro, ai white writings di Tobey), ma è l’idea, come totalità vissuta nell’attesa del proprio compimento, che dà vita a questa astrazione lirica.
Giuditta Villa, Critica d'Arte, 1987 Italia
Tsunshan è un artista d’impatto magico, con la capacità di creare stati d’animo in turbinio, dove tutto è attuale, dal perdersi nel flusso cascante del colore alla ricerca dei caratteri fecondanti di una pittoricità in cui la sintesi moderna occidentale si coniuga con una simbolicità orientale millenaria.
Astrattismo, dunque, come bisogno umano di stabilire un contatto con l’indeterminato, con il caos fecondo della totalità, la bellezza di un essere che si confronta con l’assenza, la mancanza di riferimenti, in sola compagnia della luce.
Francesco Gallo, Critico d'Arte, 1986 Italia
I dipinti leggeri e trasparenti di Tsunshan con acquerelli mi hanno quasi lasciato senza fiato per la loro forza drammatica attenuata e finemente accordata. Può sembrare una contraddizione essere allo stesso tempo attenuati e fortemente drammatici. E forse lo è. Ma quando si giunge alle immagini di Tsunshan, queste stesse contraddizioni si uniscono in un grande, bello e sempre vibrante miracolo.
In immagine dopo immagine, ho riconosciuto questa presenza costante vicino a una vita fluente e pregnante. Contro tutte le costruzioni vuote di povertà quadrata e ascetismo, egli dirige il caldo, vibrante e sempre tremante ricchezza della vita. Quanto semplice e travolgente naturale fu l'incontro con i dipinti ad acquerello di Tsunshan a Copenaghen. Inizialmente, il sole aveva squarciato le nuvole e indicato per me l'eterna e semplice bellezza della natura. Dopo di che, Tsunshan ha rivelato attraverso i suoi quadri la necessità di ascoltare per sempre il canto mitico che trema nel petto umano. Ciò che i suoi dipinti mi hanno rivelato è — o è diventato — qualcosa di sacro che somiglia all'amore.
Stig Åke Stålnacke, Critico d'Arte, 1986 Danimarca
Tsunshan è nato a Hong Kong, ha studiato in Inghilterra, ha lavorato ed esposto in Italia e attualmente vive in Svizzera. Nonostante tutto questo sapore internazionale, non rinnega le sue radici culturali asiatiche. Le sue opere sono un tripudio di profumi e colori — un contrasto netto con l'espressionismo degli anni Ottanta. Qui si incontra un vero ambasciatore dei misteri e dell'esotismo dell'Oriente. L'universo non strutturato delle immagini è poetico, come il flusso dell'acqua e il movimento del cielo. Non c'è molto da afferrare. Se questo raffinato estetismo squisito è troppo per un'anima cruda degli anni Ottanta, le abilità tecniche di Tsunshan sono imbattibili. Ha un modo tutto suo con le sue acquerelli e i suoi colori, facendoli scivolare l'uno sull'altro come nuvole profumate o ramificarsi in sequenze filigranate. Un colpo ben piazzato qui e là rivela il legame con la pittura Tachista e l'intera tradizione calligrafica, che è la base per gli accenni raffinati e le sfumature di Tsunshan sulla carta.
Peter Michael Hornung, Critico d'Arte, 1986 Danimarca
Svela la tua anima, apri gli occhi e bagna il tuo iride nelle avventure pittoriche di Tsunshan. Sono nulla, perché tutto — tranne la bella firma e il simbolo dorato del quadrato della vita e della morte - è nebbia, bolle e puntini in mille colori. Sfama i tuoi occhi e sogna di allontanarti dalla realtà apparente delle cose in un cosmo poetico, un nirvana dove le realtà fisiche si dissolvono in nuvole fluttuanti e fragranti di colore. Qui, il creato e l'immaginato, il visto e l'invisibile, raggiungono l'uguaglianza.
Così dipinge il poeta cosmico Tsunshan — seducente, affascinantemente irreale — dicendo contemporaneamente tutto e niente con i suoi dipinti. Questi delicati, poetici fuochi d'artificio buddhisti rappresentano solo ciò che vedi in essi: ritratti dell'anima e riflessi dell'universo, molto prima che qualsiasi dio pensasse alla creazione. Tutto è a volontà, e il piacere sarà la prima reazione di molti.
Bad din iris, 1986 Danimarca
La pittura accumula diversi strati di colore, scompone le superfici, decompone l’immagine e ne rivela l’ombra, l’incommensurabile profondità o le altezze vertiginose. Tsunshan è un artista discreto. L’opera non urla, non reclama lo sguardo; lo accoglie e lo trasporta delicatamente, come un corso d’acqua in pianura. La discrezione qui è raffinata. Raffinato è il gioco della luce e dell’oscurità: l’improvvisa accensione di un colore o il suo spegnersi repentino in altri toni rivelano una mano esperta, che dosa il segno e il colore con estrema precisione.
La ricerca dell’artista si volge a una liricità contenuta tutta all’interno dell’opera stessa, giustificandosi senza temi recuperati o imposte concettualizzazioni. Tsunshan si muove con equilibrio tra una struttura serrata e l’abbandono onirico lungo un cammino difficile da percorrere ai nostri giorni.
Antonio Mercadante, Critico d'Arte, 1985 Italia
Tsunshan, grazie alla sua naturale mediazione tra due universi culturali, lavora su un'impostazione in cui la figurazione è rigorosamente bandita, in linea con le più recenti ricerche sull’astrazione perseguite con metodo e tecnica orientale. Gli strumenti di lavoro utilizzati sono in larga parte di origine cinese: la tecnica di diluizione del colore ad olio, applicata con velature e passaggi diversi come nell’acquerello, permette all'artista di concepire textures sensibili.
Il lavoro di Tsunshan mira a una sintesi tra colore, luce e gesto che conferisce forma a una pittura che altrimenti rischierebbe di cadere nel generico impressionismo astratto. Il gesto rappresenta l’intervento sintetico, ordinatore capace di definire e concludere la composizione in una forma definitiva.
Nella pittura orientale, il soggetto non ha mai avuto un’importanza eccessiva; ciò che ha sempre interessato gli artisti orientali è stata la sensibilità verso il segno, il colore, e la logica interna di una filosofia creativa immutabile, senza tempo, che trova nell’arte un terreno favorevole per la sperimentazione delle idee e dello spirito. Tsunshan non si discosta da questi principi creativi; pur essendo consapevole delle varie e diverse proposte dell’arte contemporanea occidentale, egli persegue una linea che tiene conto di queste radici culturali orientali. È altresì vero che la pittura di Tsunshan non rinuncia a coniugare queste due culture visive così distanti, che già dall’Impressionismo in poi hanno avuto diverse occasioni di interazione.
Giulio Alessandri, Critico d'Arte, 1985 Italia
Una diramazione spontanea del colore sulla tela, una texture informale di spargimento magmatico e caduta gocciolare. Un’esplosione incontrollata di vitalità. Il colore diventa velario di luce che si contrasta, si sparge, si diffonde, con voluttuosa genesi di forme casuali, come nere nuvole d’inverno che hanno catturato un riottoso raggio di sole. Così Tsunshan riempie di macchie la candida tela, la fa sudare di umore policromo, ma la fa anche trasparire come indecifrabile discorso, come emozione che cerca se stessa, come prova e riprova, come cammino tutto da tracciare.
A contrasto c’è la carta con l’ideogramma, il reperto culturale, l’ornato segno della comunicazione, quasi come simbolo di morte. È una presenza geometrica che tende ad arginare la gestualità emotiva, a darle il ricordo, il senso del tempo. L’erranza ha avuto inizio e non è dato sapere se essa avrà solide ali di Dedalo o infida cera di Icaro. Possiamo osservare il volgere del suo desiderio, l’erompere della sua fragile passione, il destarsi dell’innamoramento nel caos dell’inizio, come muti testimoni dell’evento.
Francesco Gallo, Critico d'Arte, 1984 Italia
Ad ogni gesto corrisponde un suono. Rapide pennellate emergono da un tessuto musicale finemente elaborato. C’è il sapore dell'informale europeo, eppure il profumo dell'Oriente permea. I colori si amano e si odiano, si scontrano furiosamente, si degradano, si trasformano. Reazioni chimiche ben controllate inventano cromatismi implosivi, dove la luce può penetrare o cadere sulla superficie con maggiore o minore intensità, a seconda della materia elaborata. E poi c’è la carta, come reperto, come testimonianza. Tsunshan scova una memoria nel gesto, dove il fascino discreto di una cultura umana si riconcilia con il prodotto estetico.
L’arte entra nella vita più di una lama affilata o di un pennello che squarcia con il colore il silenzio o il brusio del tempo. E in quel colore, su calore, ci sono le origini del Fato. Da lì prese le prime mosse il tempo. Prima regnava solo l’attesa dell’evento; ma dalla somma di campiture originate da un archetipo pittorico prende forma l’immagine del nascente. Il seme dell’uomo darà vita all’inganno dell’arte, ma sarà sempre materia consumata dal sole.
Enzo Battarra, Critico d'Arte, 1983 Italia
Il tempo scivolò sugli anni dei peccatori, lasciando un labile segno. Fu un fruscio, ma il cuore batté più veloce e il colore gocciolò sulla tela. L’opera fu attraversata da un fremito di stupore, poi tacque, pensando al domani. “La sua parte superiore non è abbagliante, la sua parte inferiore non è buia”: sono versi di Tsunshan stesso. Sembrano delineare gli elementi essenziali della sua pittura, giocata su dualismi ed equilibri raffinati. Materia e forma, olio e acqua, tela e carta si contrappongono e insieme narrano intere storie di antichi avi perduti nel lontano Oriente e di giovanili furori esplosi nel nuovo mondo occidentale.
Miraggi cerebrali di scritture di puro colore si mescolano in un deserto lavico, dove ogni incontro è uno scontro e la verità ha sempre due volti. Guizzante, un filo di Arianna intriso di trascendente filosofia serpeggia nei labirinti gestuali. Saltando da un estremo all'altro della vita, l'impeto pittorico di Tsunshan si getta in pause riflessive, dove emergono i ricordi più dolci.
Nella sua mostra personale allo Spazio Uno, le sette tele esposte — quadrate, rigorose eppure estremamente libere (come potrebbero essere state le teste dei Sette Sapienti) - hanno scandito il ritmo di una partitura musicale immersa in un tempo destrutturato. La favola si è sciolta nelle trame più sottili e variegate, fino a trasformarsi in un intricato tessuto vitale. Tsunshan ha rivelato come il colore possa incontrare se stesso sotto nuove forme. Il saggio conferma che la materia pittorica è versatile e docile, ma anche evanescente e sfuggente: tutto sta nell'armonizzare le parti del discorso e farle dialogare fin dove è possibile, e anche un po' oltre.
Enzo Battarra, Critico d'Arte, 1983 Italia
Tsunshan esplora incessantemente e allo stesso tempo si avventura in un mondo pittorico affascinante. La sua pittura è liquida, si manifesta attraverso sovrapposizioni in continuo movimento, schizzi, campiture, velature e getti di colore. Questo lavoro si rivela estremamente ammaliante, combinando il metodo riflessivo con l'istintivo. La pittura d'acqua di Tsunshan sembra spesso sovrapporre schermi diversi, creando un tessuto fluido di strati che solidificano il liquido che scorre. Le sue opere sono un gioco di contrasti tra materiali preziosi come foglie d'oro posizionate delicatamente sulle superfici liquide, galleggianti su un corso d'acqua di riflessi cangianti e brillanti.
Tsunshan sembra desiderare di dipingere direttamente sull'aria, sull'acqua, su supporti invisibili, per focalizzare l'attenzione sul colore. Il colore stesso diventa protagonista, una presenza autonoma e significativa, raffinata e lirica, ora cupa e incombente. La pittura di Tsunshan parla il suo idioma originale, tendendo ad espandersi e occupare l'intero campo visivo dello spettatore, come un oceano di trasparenze e violenza delle onde. L'opera di Tsunshan sembra cercare la sua essenza in qualcosa di invisibile, che è visibile solo attraverso i suoi colori, che prendono vita da una filosofia dell'assenza.
Tsunshan ha scelto di orientare la sua ricerca tra il linguaggio della pittura e le cose, ma privilegiando la pittura stessa e la percezione della non-oggettività. Il suo procedimento enfatizza il gesto analitico del fare pittura, quasi facendo sparire la mano per centrare l'attenzione sul linguaggio pittorico indipendentemente dalle intenzioni dell'artista. La tela diventa così il luogo naturale della genesi del linguaggio pittorico, non uno schermo per proiezioni intenzionali, ma un luogo primario e autentico di espressione.
Francesca Alfano Miglietti, Critica d'Arte, 1988 Italia